Comunicare la separazione ai propri figli è uno dei momenti più difficili per un genitore.
Quando e cosa dire, inoltre, dipende maggiormente da età e grado di maturità del bambino.
In ogni caso, qualunque sia la situazione tra i coniugi in procinto di separarsi, le parole che essi sceglieranno di utilizzare con i propri figli devono servire ad un unico scopo: aiutarli in questa fase di estrema criticità e delicatezza.
Vediamo ora come i bambini percepiscono la separazione a seconda dell’età 1.
Neonati (0-3 anni)
Prima del terzo anno di vita i bambini non possiedono ancora capacità cognitive adeguate per comprendere il significato di una separazione. Risulta sufficiente quindi fornire una spiegazione semplice.
Vale l’esempio “Mamma e papà vivranno in due case diverse”.
Occorrerà ripetere spesso la spiegazione scelta e accogliere le domande, talvolta anche insistenti, perché indice di difficoltà nella comprensione.
Per i bambini piccoli, infatti, è comune chiedere in continuazione il “perché” delle cose che vedono accadere intorno a loro.
Porranno quindi questa domanda anche in merito alla separazione, situazione che mette spesso a disagio i genitori poiché può capitare che essi stessi non abbiano una risposta chiara, precisa e univoca.
Tuttavia queste domande non sono diverse da quelle che egli pone quotidianamente.
Inoltre, al di sotto dei tre anni, i bambini non possiedono ancora il concetto di cambiamento e tantomeno del tempo futuro. Ne devono fare esperienza per comprenderli.
Bambini in età prescolare (3-5 anni)
In questa età i bambini cominciano a sviluppare la capacità di comprendere i discorsi dei genitori.
I genitori quindi sono tenuti a fornire, nel particolare, una spiegazione concreta circa i motivi e le conseguenze della separazione.
Una caratteristica di questa età è incolpare se stessi di quanto accade loro intorno. Infatti, i bambini in questa fase tendono ad essere egocentrici, pensano che il mondo giri attorno a loro.
Sarà compito dei genitori prestare particolare attenzione nello specificare che la separazione non è in alcun modo imputabile al figlio. Inoltre sarebbe opportuno sottolineare che si tratta di problemi “da grandi” e che non è compito loro risolvere questa situazione, ma solo dei genitori.
Questi ultimi dovranno attivare le loro abilità di lettura dei segnali di reazione del bambino, al fine di assicurarsi che egli stia capendo , in modo da anticipare eventuali reazioni.
Ad esempio, sguardi persi nel vuoto, domande irrilevanti o agitazione motoria sono da interpretarsi come segnali che il bambino non sta capendo ciò che gli viene comunicato.
Bambini in età scolare (6-8 anni)
La maturazione cognitiva è progredita e la maggior parte dei bambini in età scolare conosce la separazione attraverso amici o compagni. Essi sono quindi più consapevoli e necessitano di un numero maggiore di dettagli.
Tuttavia questo porta con sé anche numerose fantasie, di carattere negativo, talvolta terrificanti o catastrofiche, circa il le conseguenze della separazione.
Ad esempio, essi possono temere che uno o entrambi i genitori possano abbandonarli. Oppure sviluppare paure in merito alla morte dei genitori. Sono manifestazioni comuni in questa fascia d’età. Si tratta di goffi tentativi di integrare la nuova visione del mondo e della vita con la parte più emotiva.
I bambini in età scolare si dovranno anche confrontare con una questione per loro molto importante: la lealtà. Si sviluppa infatti in quest’età un forte senso di lealtà verso i genitori, che tenteranno in ogni modo di preservare. Gli atteggiamenti tipici saranno, ad esempio, il tentativo di cercare sempre di scusare un genitore, di fare le cose per entrambi i genitori separatamente per non tradire nessuno oppure smettere di esprimere lamentele e capricci.
Questi bambini necessitano dunque di spiegazioni semplici e pratiche, inerenti ai cambiamenti che subirà la loro vita e la loro routine, ma soprattutto nella relazione con i genitori.
L’obiettivo è sempre quello di rassicurarlo sull’amore dei genitori e sulle loro capacità di assicurare loro sempre e comunque una vita sicura e felice. E’ importante anche trasmettere il messaggio che non c’è nulla di male nell’essere tristi per la separazione, che è un’emozione comune a genitori e figli.
Bambini in età scolare (9-12 anni)
In questa fascia d’età, si sviluppa il senso morale, acquisendo così la differenza tra giusto e sbagliato, spesso inizialmente anche in maniera rigida. Si impara anche a giudicare gli altri, e spesso i genitori si trovano in prima linea.
Nei casi di separazione, i bambini tenderanno dunque ad attribuire la colpa a un genitore nello specifico. Essi non si sentono traditi, anzi sono pronti a prendere le parti e schierarsi a favore di un genitore che viene identificato come “buono” in contrapposizione con l’altro “cattivo”.
E’ consigliabile, quindi, preferire un dialogo aperto con i bambini, poiché essi sono attenti e intelligenti e presto o tardi scoprirebbero chi ha preso la decisione di separarsi.
Non è facile per nessuno fare la parte del “cattivo”, ma dichiarandolo apertamente dal principio e spiegando in modo chiaro e semplice le proprie motivazioni si possono prevenire eventuali conflitti.
L’intento è quello di suscitare nei bambini il rispetto verso l’onestà mostrata dai genitori in una situazione difficile come la separazione dei coniugi.
Adolescenti (13-18 anni)
I ragazzi in età adolescenziale sono in grado di comprendere meglio le dinamiche coniugali. Essi necessitano dunque di una spiegazione il più chiara possibile circa motivi che hanno portato alla separazione.
Questo non significa però un sovraccarico di dettagli, anzi è preciso dovere del genitore proteggerli da quelli più personali che interessano solo la coppia genitoriale.
Questi ragazzi possono apparire in grado di gestire la situazione per via della loro età quasi adulta, ma la comprensione intellettiva e la reale esperienza emotiva sono molto differenti.
I genitori hanno quindi il compito di mantenere stabili i confini tra coppia genitoriale e figli.
I teenager però possono anche reagire con imbarazzo e fastidio. Possono sentirsi preoccupati non solo per se stessi, ma anche per i fratelli minori o per i genitori stessi. La domanda più comune che possono porre ai genitori è “Come potete farmi questo?”.
Può sembrare una reazione egoista, ma è una domanda legittima per i figli di tutte le età: è la percezione immediata dell’ipotetico sconvolgimento che questa notizia porterà nelle loro vite.
Compito dei genitori è quello di ascoltare e immaginare i pensieri e le emozioni dei propri figli adolescenti, assicurandosi che essi possano esprimere la propria opinione su ogni aspetto che porterà varianti nella loro vita.
Ciò non significa tuttavia demandare al ragazzo la responsabilità di prendere tali decisioni. E’ importante che questo rimanga un compito dei genitori.
Sarebbe opportuno anche fornire un adeguato preavviso ai ragazzi adolescenti, poiché essi hanno bisogno di un paio di mesi per affrontare e risolvere le conseguenze di una separazione.
1Emery R. E. (2004) “La verità sui figli e il divorzio. Gestire le emozioni per crescere insieme”, ed. Franco Angeli.
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